sabato 28 febbraio 2015

#Bookeaterclub - Gli anni al contrario

“Lui giurava a se stesso, ad Aurora e alla nascitura che la loro vita sarebbe stata fitta e luminosa come il cielo di Stromboli."

Gli anni al contrario è il libro di Nadia Terranova del #Bookeaterclub di febbraio. È la cartolina di un’epoca. Credo che questa sia la migliore definizione. Ho letto che questo è, secondo alcuni, un libro che narra di un periodo in cui l’Italia era “ammalata di furore e di terrore”. In effetti la storia inizia nel 1977, quelli sono anni duri per il nostro Paese, anni di morte, anni in cui le persone erano terrorizzate, avevano paura di uscire di casa, anni in cui la libertà di ognuno era costantemente minacciata ,ma la prospettiva secondo la quale vengono trattati è speciale: non è quella delle vittime del terrorismo (penso ad esempio a Cosa tiene accese le stelle di Mario Calabresi), né quella dei grandi rivoluzionari che stavano in prima linea. Nadia Terranova decide di parlare di chi, invece, suo malgrado, si è trovato fuori dalla mischia. La storia è al contrario, il punto di vista è al contrario (quella di un narratore onnisciente che poi capiamo essere Mara, la figlia di Aurora e Giovanni), così come gli anni.




Ma, - se non avete letto il libro - voi direte, Mara, Aurora e Giovanni chi sono?
Avete ragione, comincio dal principio.
Aurora è una che “dava la colpa al padre, ai divieti ottusi che le facevano dire subito sì a tutto ciò che le era proibito, prima di chiedersi se lo voleva davvero”, una la cui credibilità passava attraverso il massimo dei voti, conquistati nascondendosi in bagno per studiare. Giovanni invece è condannato ad essere perennemente fuori luogo e fuori tempo.
I due “si ritrovarono soli nella malinconica estate di città” e si innamorarono, “ogni tanto si fermavano, stanchi e soddisfatti, per barattare solitudini e ricordi d’infanzia”, e "se c’era una cosa che più d’ogni altra [li] legava era la voglia di dimenticare ciascuno il proprio marchio di origine, il proprio cognome. Infine si sposarono con l’incoscienza della loro gioventù. Una delle frasi che mi è rimasta più nel cuore è: “Prese da parte Giovanni, lo guardò con la sua espressione più terribile e gli ordinò di sposare sua figlia. Lui non aspettava altro. Il giorno dopo Giovanni e Aurora si guardarono con la faccia incredula di due bambini che, invece di essere puniti, sono stati premiati per una monelleria”. E infondo questo erano, due bambini. Detto così, sembra una meravigliosa favola: due anime provenienti da due mondi diversi che il destino fa incontrare. Il loro amore pare quasi una chiave di volta per raggiungere la libertà, emancipandosi e crescendo, e credere così di cambiare il mondo in cui vivono. Tuttavia il destino non li farà vivere “felici e contenti”. 
Non mi soffermo di più sulla trama per dar modo a chi non l’ha ancora letto di goderselo pagina per pagina. Vi dico che Aurora sarà "una ragazza invecchiata, una moglie a cui raccontare bugie” e Giovanni invece un uomo del cui "vecchio sguardo determinato e sicuro era rimasta solo un’espressione spenta”. Vi dico che piangerete, le lacrime annerite da pagina 70 circa ne sono la prova.
Io, pagina per pagina, mi sono innamorata di Giovanni. Quando l’ho scritto a Nadia Terranova, l’autrice, lei mi ha detto: Era un personaggio difficile, difficile amarlo, anche solo seguirlo, figuriamoci abbracciarlo. Ho cercato di lasciare i lettori liberi di scegliere, sospendendo il giudizio, ma in cuor mio le stelle fanno festa con questo tuo messaggio. (pausa lacrimoni)



Mercoledì sera, durante il nostro incontro, abbiamo riflettuto anche sul fatto che tutto scorre velocemente in questo libro. In effetti io sono arrivata a pagina 144 con gli occhiali macchiati di lacrime pensando: NO, non è l’ultima pagina, non può essere!
Ho letto in una recensione che, a causa di questa velocità le vicende appaiono appiattite e la brevità è un difetto che preclude un profondo coinvolgimento emotivo. Io non penso sia così. (Ma va?! Non si era capito, Sara, proprio no!)
Io che sono figlia di due che, a Milano e a Cosenza, quegli anni li hanno vissuti e li ho sempre invidiati per i loro ideali, sempre al primo posto, leggendo Gli anni al contrario mi sono sentita partecipe di quel mondo - io che invece faccio parte di quella “nuova generazione con nuovi problemi, nuove droghe, nuove idee o forse nessuna”. E avrei voluto salvare Giovanni da quel tempo, quello che può darsi “esista solo nei rapporti con gli altri”. Per lui gli anni si sono fermati, per me continuano e sono sicura che questa sua storia farà sempre un po’ parte di me. 
Intanto chiedo a mio padreggi cantarmi Pescatore e con lui e Pierangelo Bertoli mi addormento pensando a Giovanni.


“Si girò nel letto soddisfatta di sogni che non avrebbe ricordato."

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