domenica 1 febbraio 2015

#Bookeaterclub - gennaio

"I giovani volevano coprire a colpi di pennello la tristezza dell’ultimo quarto di secolo? "

Come già avevo anticipato su Instagram giovedì (eh? giovedì? ma quanto sono in ritardo sulla tabella di marcia?!), ecco qui il post sul primo appuntamento del 2015 - nonostante io mi sia fermata temporaneamente al 2014 (vedi foto sotto, sono rimasta al gennaio dello scorso anno) - del nostro Bookeaterclub. Anche questa volta eravamo all’Appartamento Lago Brera che è stato invaso da circa una quarantina di bookeaters per parlare di Funny girl, un romanzo di Nick Hornby edito da Guanda.
Per la prima volta mi sono trovata impreparata, a causa della simulazione di Terza Prova da preparare - #maturità2015what?
Ma questa è una delle cose belle del nostro bookclub: non importa se non hai terminato di leggere un libro perché nessuno ti sgrida, nessuno spoilera. Ognuno ha modo di condividere le sue impressioni sul libro, sull’autore, sui personaggi. 
Questa volta ci siamo concentrati tantissimo sui personaggi - cosa che io amo perché ogni volta che leggi, leggi storie di personaggi, che prima di tutto sono persone-create-dall'inchiostro che senti vere (o meglio, dovresti sentire, questo dipende naturalmente dalla bravura dello scrittore), proprio come te, in cui puoi ritrovarti, che puoi detestare o amare alla follia: c’era chi considerava Sophie, la protagonista femminile, un personaggio negativo, chi un personaggio positivo, chi aveva compreso pagina per pagina il “segreto” di Tony e Bill, chi non sopportava (il povero) Clive, tutti eravamo invece d'accordo sul giudizio riguardo Vernon Whitfield. Tale relazione, che ognuno ha instaurato con i personaggi, è giustificata dal fatto che Hornby narra le avventure/disavventure/storie di  personaggi veri: il lettore non può far altro che stabilire con loro un legame. 
Una delle peculiarità dell’autore è la scrittura per immagini: numerose sono infatti le foto e disegni inseriti fra le pagine. 
Inoltre la sua scrittura è molto simile a quella degli sceneggiatori - battute secche, frequenti botta e risposta (quasi delle sticomitie in stile tragedia greca) - e questo è proprio uno dei motivi per cui non mi ha fatto impazzire. Per quanto questo modo di scrivere riesca a rendere più veloce e fluida la lettura, io amo e ho bisogno di leggere, Hornby invece mi fa vedere le parole. Ed ecco qui un altro aspetto fantastico del bookclub: leggere libri che altrimenti, di libera iniziativa, non si leggerebbero mai, scommettere e spesso ricredersi sui primi giudizi.
Poi, grazie allo schemino che Camilla aveva preparato per noi - l’ho detto che amo gli schemini? - abbiamo ritrovato, in questo romanzo, “Il viaggio dell’eroe” diviso in tre atti da Joseph Campbell ne “L’eroe dei mille volti” (proprio come Aristotele aveva teorizzato nella sua poetica). 
Un viaggio che è un vettore, ha un’unica direzione e giunge inevitabilmente alla conclusione, al terzo atto: è il viaggio della vita.


" Aveva passato troppo tempo ad aspettare che le cose succedessero."

Prossimo appuntamento: mercoledì 25 febbraio, sempre nel nostro Appartamento Lago, anche se ci vorrebbe ormai un tavolo in più.
Si festeggerà un anno di #Bookeaterclub!
Il prossimo libro è scritto da Nadia Terranova e si intitola Gli anni al contrario, edito da Einaudi. Ho appena letto una recensione su Vanity Fair, e mi aspetto davvero tanto da questa giovane scrittrice.

P.S.: Pubblico solo quattro foto perché in realtà ho scattato solo queste, talmente ero presa ad ascoltare, appuntare frasi sulla quarta di copertina e scrivere note sotto lo schema. Nonostante io ami fotografare, mi rendo conto che in certi momenti non serve. 
Le foto migliori sono quelle che si scattano col cuore.

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